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Immagine del redattoreTonino Esposito

“I libri sono la mia unica fonte di felicità”

“I libri sono la mia unica fonte di felicità”, così dichiara Husna, che ha 11 anni, è brava e studiosa, e sogna di diventare medico da grande.

Ma per ora non può più studiare, perché pochi mesi fa i talebani hanno chiuso la sua scuola nel piccolo villaggio dove vive in Afghanistan.

Il suo sogno per ora rimane sospeso in un limbo di attesa e frustrazione.

Però, oltre ai cattivi ci sono anche i buoni in questa storia, anche se hanno l’aspetto un po’ improbabile di un gruppo di giovani motociclisti.

Sono i volontari di “Pen Path Civil Society”, un’associazione fondata da due fratelli, Matiullah and Attaullah Wesa. Nel 2002 hanno perso la loro scuola, perché ieri come oggi i talebani si erano scagliati sull’istruzione come primo bersaglio. Da quel momento hanno fatto del diritto allo studio dei bambini (ma soprattutto delle bambine) la loro ragione di vita. Negli ultimi 11 anni i due fratelli si sono battuti per la riapertura delle scuole nelle aree rimaste sotto il controllo talebano. E spesso ci sono riusciti.

Hanno fatto pressione sul governo per aprire nuove scuole, soprattutto nelle zone rurali. E ci sono riusciti.

Adesso è tutto più complicato, il paese è ancora più in difficoltà, e non solo molte scuole femminili sono chiuse fino a nuovo ordine, ma anche dove sono rimaste aperte, i genitori sono restii a mandare le bambine, per paura di attentati o ritorsioni.

Ed è qui che i fratelli Wesa stanno facendo la differenza: mentre il paese si sta svuotando, gli attivisti di Pen Path non sono andati via, ma sono rimasti a resistere contro i talebani con la sola forza dei libri e dell’istruzione.

Circa 2300 motociclisti in questi mesi hanno attraversato l’Afghanistan, soprattutto le aree più isolate, per portare libri e quaderni alle bambine e ai bambini senza scuola. Hanno raccolto più di trecentomila volumi, e le loro moto sono diventate come biblioteche ambulanti che portano non solo libri, ma anche solidarietà, conforto, e sensibilizzazione sul tema dell’istruzione femminile.

“Sono felice”, dice Husna, “perché almeno così posso continuare a studiare.

“I libri ci insegnano a esseri liberi”, dice Matiullah. E anche la scuola.

Come dice Malala Yousafzai, che ha subito sulla sua pelle l’ira folle dei talebani: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.

Scuole aperte. Ovunque.


La Farfalla della Gentilezza


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