Qualcosa di più giusto

di Benedetta Cosmi

Con gli innocenti, sia sia. Non lasciamoli soli.

"L'urlo di Dostoevskij Tolstoj Turgenev Puškin Gorkij Achmatova Gogol' Grossman Brodskij Cechov Pasternak Bulgakov Politkovskaja Solženicyn Majakovškij Cvetaeva...", (La Lettura).

Leggere. Quando non è solo un atto solitario, è bene comune.

È un po' come la fede.

Per questo mi sentite parlare delle biblioteche come di avamposti sacri del pensiero, della prossimità.

Sia quando ci sono sia quando mancano.

Certo una biblioteca dovrebbe avere un teatro. Ecc

Sapete che lavoro volevo fare io quando avevo otto anni? Ero a una gelateria di sera d'estate con amici di mia madre, e non so se ho sentito qualcosa che me lo ha fatto pensare o semplicemente peggio era solo per non annoiarmi troppo ma a un certo punto "vedo" perfettamente questo luogo, su due piani, all'aperto e al chiuso, in cui in prossimità vi erano sport, libri, attività culturali, artistiche. In continuità. In contiguità.

Credevo che avrei creato quel posto da grande.

Poi crescendo di qualche anno ancora, credevo che avrei vissuto in un "luogo" in cui vivevano altri.

Cioè io non vedevo figli, famiglia, vedevo un posto in cui si stava insieme, si facevano attività, chi giocava a pallone di sera, dove si studiava insieme. Si aiutava gli altri. Si viveva per gli altri.

Non lo so, io non lo chiamavo "bene comune" ma forse oggi quando parlo di bene comune sono ancora io, quella "idea" là.

Poi, purtroppo, sono diventata "normale".

Mi sono fatta bastare la grande partecipazione alla vita sindacale.

Il coinvolgimento con molti mondi del cosiddetto terzo settore.

Qualche passo in politica e qualche segno nei libri e nei programmi di quel tipo di realtà, comunità, sociale e culturale.

Non avevo ancora incontrato le letture di don Milani, di Guido Calogero.

Forse partiva dal bisogno di dare a tutti qualcosa di più giusto, della famiglia d'origine.

E questo vale per tutti in tutte le parti del mondo, in tutti i quartieri.