Le parole del bene comune:
Buon compleanno a Dacia Maraini, ci sono degli scrittori che amo (non è neanche un complimento ciò che provo, quindi non è assolutamente da intendersi in modo retorico, di lusinga) perché a volte non amo tanto quello che scrivono ma li amo perché per come sono: sono esattamente i personaggi che vorrei nei miei libri. Con le loro idee, vita, gusti, delusioni, nel caso di un donna come Dacia, col suo stile.
Forse non avrei messo nell'alfabeto del bene comune la parola stile. Avrei messo carattere, personalità, grinta, coraggio, forza, determinazione, tenacia, etica, impegno ecco sì, impegno. Tra tutti è quello che avrei scelto.
Anticipo un pezzo da un mio nuovo libro.
Noi contemporanei che ci incrociamo tra un evento e un altro, un continuo sperare nella prossima volta. Le macchinette del caffè, le scale, i corridoi, siamo così «frugali», come se le relazioni dell’uomo fossero diventate quel tipo di piante che non richiedono né particolari cure né concimazioni abbondanti.
Dacia Maraini vive un ambiente che non è più quello in cui viveva la cultura fatta di luoghi, di incontri, di frequentazioni, di amicizie letterarie potrei forse dire sfiorando il senso di ciò che voglio dire.
Lo denuncia spesso. In tutte le frugali, come le chiamo io, occasioni che ha.
Quanto sarebbe bello sapere che vai in quella biblioteca, in quel caffè, ecc e la incontri. Anzi, li incontri. Mentre parlano. Pensano. In un processo dialogico che ecciterebbe anche in noi il desiderio di farne parte, di meritare di farne parte.
La bellezza del dialogo, la bellezza delle comitive, la bellezza degli amici, legati da una corrente artistica letteraria, dalla sperimentazione, la spiritualità, la passione, la politica, l'arte.
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