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Immagine del redattoreTonino Esposito

La forza della riconciliazione

La forza della riconciliazione

Godeliève Musakarasi è una donna straordinariamente forte.

Mamma di sei figli, sposata con Emmanuel, lavorava come assistente sociale a Taba, in Rwanda. Lei era di etnia hutu e suo marito di etnia tutsu. Per loro non voleva dire niente, si amavano e crescevano i loro bambini nell’amore e nella serenità.

Ma nell’aprile del 1994, quando il Rwanda fu sconvolto dalla follia genocida, tutto cambiò per chi apparteneva all’etnia tutsi che da un momento all’altro rischiava di essere ucciso: la famiglia di Godeliève chiaramente non era al sicuro, e nemmeno lei, in quanto moglie e madre di tutsi. Anzi, il fatto che una hutu avesse sposato un tutsi, era considerato un tradimento.

Godeliève assistette impotente alle violenze inaudite perpetrate dai miliziani hutu, aiutati dal sindaco di Taba, che non solo non fece nulla per difendere i suoi concittadini, ma consegnò ai miliziani hutu una lista di tutti i tutsi presenti in città, e addirittura partecipò attivamente ad alcune brutali esecuzioni.

Godeliève, Emmanuel e i suoi figli scapparono fuori città, e cercarono di nascondersi da quella furia omicida. Miracolosamente riuscirono a salvarsi, ma purtroppo la figlia Angelique fu stuprata dai miliziani.

Per questo, Godeliève, il marito e Angelique furono in seguito chiamati a testimoniare al Tribunale penale internazionale per il Rwanda, contro l’ormai ex sindaco di Taba, accusato di genocidio e istigazione al genocidio. La loro testimonianza era importantissima, ma pochi giorni prima dell’udienza Emmanuel e Angelique furono uccisi in un agguato. Come se non bastasse, Godeliève subì minacce e intimidazioni, per evitare che andasse a testimoniare. Ma lei, distrutta dal dolore, rese comunque la sua testimonianza, contribuendo in questo modo alla condanna dell’ex sindaco all’ergastolo: la prima condanna al mondo per genocidio.

Ma Godeliève non è una donna straordinaria solo perché ha trovato la forza di testimoniare nonostante la barbara uccisione della sua famiglia. Lei è forte perché ha trovato il coraggio di promuovere pace e riconciliazione in un paese devastato dal genocidio, dall’odio etnico, dalla follia. Ha fondato un’organizzazione per aiutare gli orfani e le vedove per sostenere psicologicamente le vittime degli stupri, e dare accesso al micro-credito a tante famiglie in difficolta. Ma soprattutto, ancora oggi, cerca di promuovere la pace dove prima c’era la guerra, di diffondere la cultura della non violenza e della riconciliazione dove prima c’era solo odio.

Qualche giorno fa Godeliève Mukasarasi era a Milano, al Giardino dei Giusti, dove le è stata dedicata una targa per il suo attivismo per la riconciliazione. Riconciliazione che lei ha provato sulla sua pelle, perché per sopravvivere a tanto orrore ha dovuto necessariamente fare un percorso di pacificazione:

“Nessuno mi ha chiesto di perdonarli ma io ho perdonato lo stesso, per trovare la mia pace interiore”.

Sono le persone come lei a rendere questo mondo un posto migliore.


La farfalla della gentilezza



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