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Immagine del redattoreTonino Esposito

La forza di dire no!


“Si è sempre fatto”. “Si usa così”.

Ma che usanza è costringere le bambine a sposarsi? Priyanka Bairwa, quindicenne indiana destinata a un matrimonio precoce, non voleva continuare a far parte di questo circolo vizioso, e ha avuto la forza di ribellarsi. E dire che lei era pure relativamente fortunata, perché nella sua regione, il Rajasthan, nonostante la legge fissi l’età minima per contrarre il matrimonio a 18 anni, le famiglie costringono al matrimonio anche bambine di soli 10 anni.

Priyanka però non ne vuole sapere: non vuole sposare uno sconosciuto, non vuole proprio sposarsi. È troppo giovane e vuole solo studiare. La famiglia insiste, richiama le tradizioni, la necessità (sono poverissimi, dei fuori casta, quindi gli ultimi tra gli ultimi nel sistema sociale indiano) e iniziano lo stesso a organizzare le nozze con un uomo di un villaggio vicino.

Però poi davanti alla resistenza di Priyanka e alla sua fermezza, i genitori decidono di appoggiarla, forse perché temono un gesto estremo, forse perché hanno capito che la figlia ha il diritto di scegliere. Non lo sappiamo. In ogni caso sappiamo che annullano tutto. Il matrimonio non si farà. È uno scandalo, ma Pryianka ha guadagnato il sostegno della sua famiglia e ha vinto la sua battaglia.

Ma non basta, perché c’è ancora una guerra da combattere. Perché per una Priyanka che si salva, tantissime bambine vengono private dell’infanzia e dell’istruzione, e vanno ad aggiungersi a quel numero sterminato di spose bambine, circa 15 milioni in tutto il mondo (dati di Save the Children).

Allora Priyanka ne parla con le sue amiche, tutte nella stessa situazione, e insieme decidono di provare a spezzare questa catena di sofferenza e sopraffazione. Fondano un’associazione, Rajasthan Rising, allo scopo di promuovere l’istruzione femminile, perché studiare è l’unica arma che hanno.

D’altronde con la pandemia la situazione è ulteriormente peggiorata, sia perché la didattica on line ha escluso i più poveri che non hanno accesso a internet, sia perché le restrizioni sanitarie hanno imposto di ridurre il numero degli invitati ai matrimoni, e questo risparmio obbligato a causa del covid rappresenta un incredibile incentivo per le famiglie più povere.

Per questo è urgente mandare le ragazze a scuola.

Per questo Priyanka vuole provare a fare qualcosa. All’inizio sono in poche, ma pian piano il movimento si espande. Oggi sono circa un migliaio di ragazze tra i 14 e i 24 anni che si battono per il diritto all’istruzione femminile gratuita: vanno nei villaggi, parlano con le bambine, spiegano i loro diritti, e soprattutto l’importanza di studiare. E poi fanno pressioni sulla politica, per ottenere finanziamenti. Hanno incontrato ministri e politici che sembrano per il momento accogliere il loro accorato appello.

Tuttavia è evidente che la strada è ancora lunga, anche perché è un cambiamento che deve arrivare dal basso, e ci vorrà tempo, molto tempo. Forse i risultati li vedranno le prossime generazioni. Ma almeno hanno cominciato.

La farfalla della gentilezza


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