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Manzi, Montessori, Milani, Bosco

"Prima di cambiare il mondo fate in modo di non mandarlo in rovina".

Potremmo dire. A proposito della manutenzione del "bene comune".

Dopo 200 giorni si tornerà nelle vecchie aule, con tutti i loro limiti, e ovviamente la scuola dovrà essere dotata di grande idealità perchè per burocrazia e apprendimento mnemonico non vale neanche la pena di uscire da Google Meet. I maestri Manzi, Montessori, Milani, Bosco, sono tutti esempi di scuola fuori dalla scuola, almeno da quella tradizionale che pure è ancora la normalità. C'è chi non vi è potuto entrare e ha ripiegato insegnando a tutti gli italiani attraverso la televisione. Perché non aveva vinto il concorso. E prima era stato nelle carceri. C'è chi ha ideato un modello pedagogico per rispondere meglio alle necessità educative. E mi sono sempre chiesta perché il Ministero non lo possa fare suo. C'è chi ha dovuto fare scuola a chi veniva respinto nei campi, perché come degli ospedali che curano i sani e respingono i malati, così da noi si creavano fette enormi di abbandono scolastico. C'è chi ha capito che la teoria non bastava. Insomma la scuola non è i nostri edifici. Per altro mai realmente pensati per esser scuola. Altrimenti sarebbero belli per insegnare il bello. Ma la scuola pure coi suoi stanchi riti resta una delle cose più affascinanti che succedono nella nostra vita. I compagni di banco, le dinamiche di gruppo, il rapporto docente studenti, la rappresentanza studentesca come prima espressione di elettorato attivo e passivo, la comunità, il senso di appartenenza, il calendario scandito che prima del Covid - è stata una delle ultime certezze del nostro tempo, il diario, i laboratori, il teatro, le squadre, i viaggi, gli incontri, il vissuto comune.


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