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Memoria

“Se ci fate caso le nostre traiettorie si incrociano nel nome della memoria e dell'impegno. Io come una delle ultime testimoni di qualcosa di inaudito come la Shoah, voi con l'impegno da sempre contro la mafia, tutti noi a testimoniare e denunciare lo scandalo di uomini e donne, bambine e bambini costretti alla morte in mare per criminale sordità e insensibilità. Ciò che ci unisce è quindi proprio il culto della memoria. Ricordare le vittime della Shoah e di tutti genocidi, le vittime della mafia e dei poteri criminali, le vittime della tratta di esseri umani e di aberranti politiche verso i migranti. Quest’anno voi avete deciso di leggere, insieme ai nomi delle vittime della mafia anche i nomi delle persone, adulti e minori, morte nella tragedia di Cutro. Condivido del tutto questa scelta. Perché si tratta di persone. Che hanno un nome ed un cognome. Una storia, una identità, una vita. Donne e uomini. Bambine e bambini. Colpevoli di nulla, se non di esistere e di voler vivere una vita degna. E la vita è indegna se si è sotto il terrore del razzismo, della fame, della criminalità, della guerra. Nella mia decennale esperienza di diffusione della memoria della Shoah sempre su un tasto ho insistito: quello della lotta all'indifferenza. Cioè all'ignoranza, all'irresponsabilità, al voltarsi dall'altra parte. E anche questo è un tratto che ci unisce. Perché tanto nella lotta alla mafia, quanto nell'indignazione per certe politiche contro i migranti, il primo nemico è proprio l'indifferenza, l'assuefazione, la cultura deteriore del "farsi i fatti propri". E invece è la cultura della cura che dobbiamo diffondere. “I care” come diceva don Milani. Me ne curo. Mi interessa. "Il contrario del motto fascista 'me ne frego!'".

Questa la lettera che Liliana Segre ha scritto a Don Luigi Ciotti in occasione del corteo di ieri, a Milano, per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Giornata in cui sono stati ricordati, insieme alle 1069 vittime delle mafie anche le 88 vittime della strage di Cutro. Perché come ha detto Don Ciotti: “I migranti morti sono la coscienza sporca di un occidente che volge la testa dall’altra parte. Ed è offensivo e ipocrita chiedere loro se sono coscienti dei rischi a cui vanno incontro, perché la loro scelta è tra la vita e la morte”.


A cura della Farfalla della Gentilezza

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