top of page

Perdere e vincere

Nella prima Repubblica, e a casa mia, perdere voleva dire bruciarsi. Dopo è successo qualcosa. Per vincere devi aver perso. Lo dimostrano le percentuali della Lega che perse oer anni fino a diventare primo partito. Lo dimostra il M5S che che nessuno avrebbe mai ipotizzato alla guida di un esecutivo quando Grillo parlava delle scatolette di tonno. Lo dimostrano alcuni sindaci eletti in questa tornata elettorale: ci sono stati dei comuni con scontri identici a 5 anni fa, ed esiti invertiti. Il sindaco uscente che aveva battuto lo sfidante, fa vincere il perdente.Come non avere la sensazione di aver buttato solo degli anni a ritrovarsi nella stessa cabina elettorale con la stessa situazione del quinquennio precedente. La sensazione di non aver coltivato le alternative. In alcuni casi è anche conseguenza della coriandolizzazione di uno schieramento. Poi tante new entry di tutte le età, che è un elemento curioso. Come mai tutti adesso? Non è rinnovamento generazionale mi sembra più che altro il tempo dei tenaci senza particolari qualità. L'unica nota interessante trovo sia questa nuova dote di saper perdere come mezzo. Come se il fine giustificasse il rischio e la lentezza. Come se la costruzione contasse di più del proprio ego, del successo. Il mio auspicio personale con le parole del bene comune di questa settimana è di non aver paura di esporsi in sfide che perderemo, di non cercare le vittorie facili quelle che sono già alla nostra portata come zona comfort, di non aspettare un solo secondo in più ad iniziare a perdere con tutto noi stessi.


7 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page