di Benedetta Cosmi
C'è chi riesce a capire che il successo si deve misurare nei termini in cui il soggetto aiuta la società a cambiare e non come la società cambiata aiuta un soggetto a emergere. Ed è chi si occupa del Bene comune.
Mentre gli altri utilizzano il terzo settore, la beneficenza, i temi etici, l'involucro buonista, l'economia che deriva dalle buone azioni (di altri), e succede in tutti gli ambiti guardate bene, dalla scuola dove ora sembrano tutti voler lucrare, ai pandori ma tralascio, ai CDA delle aziende, alle fondazioni.
Sono esplosi i corsi per docenti, le lezioni di educazione civica per decine di centinaia di studenti immobilizzati a seguire a distanza o sentire in presenza, e le campagne degli influencer che ricorrono sempre a cause per qualche ospedale ecc ecc.
Penso che significhi che di fondo siamo una buona società in cui i cittadini non chiedono più al potente di turno il favore per sé ma di agire sui contesti.
Certo le scorciatoie regnano ancora sovrane e così chi può la intraprende come strada per seguire i medesimi obiettivi di prima scoprendone talora risultati di tornaconto maggiori.
E quindi vincono ancora loro?
No, noi sappiamo la differenza.
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