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Trollmann: campione dei pesi mediomassimi di boxe

Quando Johann Wilhelm Trollmann pianse di gioia, perché aveva vinto il titolo di campione dei pesi mediomassimi di boxe, le sue lacrime non furono tollerate.

Trollman era un pugile, un uomo e non poteva commuoversi. Non solo: Trollman era poco tedesco e poco ariano. Era di origine sinti, e nel 1933 non andava affatto bene che uno “zigeuner” potesse sconfiggere il campione tedesco in carica, Adolf Witt. Già qualche anno prima, nel 1928, sebbene Trollman si fosse qualificato per le olimpiadi di Amsterdam, gli fu impedito di partecipare, perché un sinti non poteva rappresentare la Germania.

E per lo stesso motivo, alla ricerca disperata di un pretesto, dopo pochi giorni dalla vittoria di Trollman su Witt, la federazione tedesca della boxe pensò bene di annullare il risultato. La motivazione ufficiale era che con le sue lacrime Trollman aveva offerto uno spettacolo poco decoroso, in contrasto con la virilità intrinseca del pugilato. Inoltre, il pugile veniva accusato di aver tenuto un comportamento antisportivo con il suo particolare stile, quasi da ballerino che salta sul ring da una parte all’altra.

L’incontro, quindi, doveva essere disputato di nuovo, ma questa volta contro un altro campione, Gustav Eder. Inoltre Trollman doveva ballare meno, doveva stare fermo al centro del ring, a pena di squalifica.

Era chiaramente una pagliacciata per favorire l’antagonista tedesco, ed evitare che un “non ariano” si aggiudicasse il titolo.

E se pagliacciata doveva essere, allora Trollman decise di farla fino in fondo: si presentò sul ring cosparso di farina, per sembrare bianco, e si tinse i capelli di biondo. Una perfetta parodia di tedesco ariano, bianco e biondo. E come doveva essere, si fece mandare al tappeto. Una volta persa la partita e ristabilito l’orgoglio nazista in teoria la vicenda si sarebbe potuta considerare conclusa.

E invece no. Gli fu ritirata la licenza da pugile e nel 1934 fu mandato ai lavori forzati. Provò a scappare per salvarsi dalla sterilizzazione imposta agli zingari, ma per salvare la moglie e la figlia che erano minacciate dalla Gestapo, decise non solo di subire la sterilizzazione, ma anche di divorziare, in modo che loro potessero cambiare cognome e non condividere il suo destino, che ormai appariva sempre più cupo e drammatico.

Nel 1939, infatti, fu costretto ad arruolarsi nella Wehrmacht, ma quando poi fu ferito, nel 1941, fu deportato nel campo di concentramento di Neuengamme. Ma lì Trollman sempre più deperito, debole e malato, fu riconosciuto come pugile un tempo famoso, e fu costretto a combattere contro nazisti, kapò, collaborazionisti. Ovviamente Trollman perdeva perché non era in forze, finché un giorno, incredibilmente, riuscì a vincere contro un kapò ex pugile. che non sopportando l’umiliazione, il 31 marzo 1944 lo uccise a badilate.

Solo nel 2003 la federazione pugilistica tedesca ha restituito a Johann Wilhelm Trollmann il titolo ingiustamente sottratto settanta anni prima.


A cura della farfalla della gentilezza

(Sulla drammatica storia di Johann Wilhelm Trollmann, l’indimenticato Dario Fo ha scritto “Razza di zingaro” Chiarelettere, 2015)


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