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É il momento di restituire ciò che abbiamo ricevuto

Questa è una delle storie gentili raccolte nel nostro Annuario delle storie gentili italiane 2024 che è possibile scaricare gratuitamente cliccando il seguente link: https://www.canva.com/design/DAGVgRsVcZo/Mht8qK3GFYWZz9f84l3Hzg/edit?utm_content=DAGVgRsVcZo&utm_campaign=designshare&utm_medium=link2&utm_source=sharebutton


A metà novembre, due sorelle straniere, rispettivamente di 21 e 16 anni, si sono presentate alla sede della nostra associazione. Sono appena arrivate in Italia e non parlano ancora l’italiano. Fortunatamente, sono accompagnate dalla loro zia, che vive e lavora nel nostro Paese da tempo.

La zia ci racconta che la madre delle ragazze, provata e in difficoltà, non riesce al momento a sostenere le figlie, motivo per cui ha deciso di occuparsene lei stessa. La richiesta più urgente è quella di fornire loro lezioni di italiano, consapevole che queste siano indispensabili per intraprendere un percorso scolastico.

Un altro tema affrontato è stato quello della scelta di un istituto scolastico adatto alla ragazza più piccola. Durante il dialogo, emergeva chiaramente la preoccupazione della zia per le sue nipoti.

Ci siamo lasciati con la promessa di fare una ricerca, avvalendoci dell’aiuto dei nostri amici insegnanti, e di ricontattarla al più presto per fissare una prima lezione di italiano.


Appena chiusa la porta, come spesso accade, ci ha investito un senso di inadeguatezza e impotenza, di fronte a un bisogno che va ben oltre il piccolo aiuto che possiamo offrire. Il pensiero di quell’incontro, del volto triste di una delle ragazze, nascosto sotto il cappuccio, non ci abbandona, e cominciamo a riflettere su possibili soluzioni.


Poi, l’idea! Conosciamo una famiglia originaria dello stesso Paese delle ragazze, nostri amici di lunga data. La loro figlia, ormai ventunenne e ora studentessa universitaria, aveva frequentato la nostra associazione qualche anno fa. 


Contattiamo la madre, raccontandole delle ragazze, della zia preoccupata, delle difficoltà della madre e del problema della lingua. Le chiediamo se sua figlia potrebbe insegnare italiano alle due giovani.

Dopo aver ascoltato la nostra storia, la madre risponde: «Ho appena rivissuto tutta la mia vita, ripensando a quando sono arrivata in Italia. Credo sia giunto il momento per noi di restituire ciò che abbiamo ricevuto. Parlerò con mia figlia appena torna, grazie».

Quella stessa sera, la ragazza ci chiama per dirci che i suoi giorni liberi dalle lezioni sono il martedì e il giovedì, proprio i pomeriggi in cui la sede è aperta. Dopo la prima lezione, gli occhi della sedicenne brillano… e il cappuccio non serve più.


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