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Due passi indietro

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Questa è la storia di Alaa, che si pronuncia Elaa, una ragazza egiziana arrivata in Italia nel 2017. Ma il suo legame con il nostro paese era già stato tracciato negli anni precedenti, perché qui trascorreva le vacanze estive. Finita l'estate, ritornava in Egitto per riprendere gli studi.


Quell'anno, però, qualcosa cambiò. Non tornò più in Egitto. I suoi genitori avevano deciso che a quindici anni Alaa era abbastanza grande per affrontare una nuova vita, quella di una studentessa in una scuola italiana. E così si è ritrovata in una prima superiore di un liceo scientifico, tradizionale nel metodo e severo nelle aspettative.

"Già non so l'italiano, figuriamoci il latino!", pensava, con un nodo allo stomaco che non riusciva a sciogliersi.


Ma il destino, a volte, ci porta incontro persone e luoghi capaci di dare una svolta alla nostra storia. Un'amica marocchina le parlò di Portofranco, una sede ad Abbiategrasso, dove gli studenti in difficoltà trovavano un aiuto prezioso, non solo per le materie scolastiche, ma anche per quel linguaggio che ancora le risultava estraneo, l'italiano.

Lì, Alaa trovò non solo insegnanti, ma amici. Raffaella, Maurizio, Gianni: nomi che avrebbero accompagnato il suo percorso, rendendo un po' meno solitaria la strada che aveva intrapreso. L'aiutarono a fare qualcosa che per lei era sempre stato difficile: aprirsi, farsi conoscere, costruire relazioni.


La timidezza che la avvolgeva come una coperta troppo pesante iniziò a diradarsi.


Nonostante l'impegno e la determinazione, però, la vita scolastica non fu facile. La bocciatura è arrivata due volte, pesante come un macigno. Ma i suoi genitori non smisero mai di crederci, e la incitavano a non mollare. Così come i nuovi amici che le rimasero accanto nei momenti più bui, quando il dubbio iniziava a sussurrarle di arrendersi.


Alla fine, Alaa cambiò scuola, ma non il suo obiettivo. Continuò a seguire lo stesso indirizzo scolastico, perché dentro di lei c'era un sogno, e sapeva che per realizzarlo avrebbe dovuto lottare.


"Se potessi incontrare la me stessa di prima superiore," riflette oggi, con uno sguardo carico di tenerezza, "la abbraccerei forte. Le direi di non smettere di credere, di non arrendersi mai, perché attorno a lei ci sono persone che le vogliono bene, e certe che cadute non sono altro che il preludio per spiccare il volo. La freccia, prima di partire veloce e precisa, deve tornare indietro di due passi e io quei passi li ho fatti, uno alla volta."


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