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I canti più belli

LA LIBRAIA FELICE CONSIGLIA

I canti più belli

Michael Donhauser,

2012,

Di Felice Edizioni

€ 7,00


Frugando nei ricordi più lontani, la poesia, al primo incontro, è spesso qualcosa da imparare a memoria. Come una filastrocca ma più difficile e meno divertente. Negli anni, poi, tende a diventare un insieme di segni, di parole che danzano al ritmo di una strana musica. Una creatura complessa, mai disgiunta da un commento.

Accade, però, a molti di trovarsi, un bel giorno, di fronte ai versi di Baudelaire o Rimbaud, ad un sonetto di Shakespeare piuttosto che ad un'opera di Allen Ginsberg o di Prevert e di guardare, finalmente, quella creatura con occhi diversi. D'un tratto, si rimane incantati dalla bellezza e dalla magia che la pagina stessa sembra sprigionare. Le parole evocano immagini misteriose e affascinanti che commuovono ed emozionano, destinate a rimanere impresse nella memoria anche quando, ormai, si è chiuso il libro.

E' questo il momento della vera scoperta della poesia. Chi l'ha provato lo sa e continuerà a leggerla per tutta la vita, magari saltuariamente, fosse anche solo per ritornare, di tanto in tanto, ai versi che lo avevano fatto innamorare tanti anni prima.

Il linguaggio poetico – con le sue regole, i versi, le rime, la metrica, le metafore, i giochi delle parole e delle immagini e così via – riguarda noi tutti, chi scrive come chi legge. La poesia infatti non è solo una tecnica che impiega oggetti come le parole, bensì un alfabeto del mondo che ne svela i segreti. La poesia ha a che fare con noi, con la nostra vita, con la parte più profonda e irrazionale della nostra psiche, è carica di messaggi e suggestioni, immagini ed emozioni che servono a guardare le cose sotto un'altra luce e a leggere l'esistenza in una prospettiva nuova, rivela un senso diverso delle cose a chi già sappia ascoltarla, a chiunque voglia iniziare a leggerla. E può davvero salvare la vita.

In questo spazio si inserisce la poesia di Michael Donhauser. Un piccolo libro, nel senso di dimensioni, della casa editrice abruzzese De Felice, collana Smerilliana. Le sue poesie non amano i toni retorici ed altisonanti, ma hanno un passo leggero, l'andatura calma e tranquilla e si muovono con scioltezza, senza vincoli sintattici troppo rigidi. Nei suoi versi la natura e il paesaggio si amalgamano con l'esperienza amorosa ed evocano cose semplici e grandi, come la felicità, il dolore, l'amore, l'ebbrezza o la perdita di tenerezza. Così come avviene nella natura: la primavera con i profumi delle sue fioriture o l'autunno, carico di frutti maturi. L'amore termina con l'addio, mentre la natura abbandona l’innamoramento: ci parlano della perdita dell'amore e, quindi, della felicità questi versi, eppure una consolazione li attraversa «perché la lingua ristabilisce la felicità nel momento che la inventa, a dispetto della perdita, con una risposta affermativa». Il libro è arricchito da sette disegni dell’autore, ritraenti alberi e fogliame.

TRE POESIE

E qualcosa trabocca, e qualcosa va cadendo,

acconsente e recalcitra ancora, è la necessità

che ci piega silente, è il tempo che dimora e

spezza, un ultimo barbaglio che resta e tutto

culla e accende e si ritira poi.


Fugace resta e vorticosa cade la neve, gira,

e c’era un vino, pudica era la necessità,

e c’era una luna, che come innevata e lenta

alzava il pallido chiarore, tutto era fallito

e fluttuava leggera, la notte, che poi scese

e si spezzò come un pane.


E fu sí dolce, fu un risveglio e profondo,

come velato, e lí chiaro si levò il canto,

simile era al sonno, era mattutino e come

inquieto e anzi desolato, cosí per tempo,

ancora come stordito e poi vacillò, salutò,

rimase.



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