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L'Università è ricerca

L'università italiana non può accontentarsi di erogare didattica, diffondendo localmente conoscenza prodotta altrove. (Sottolineano il Rettore e il Prorettore Risorse Umane della Bocconi sul Corriere della Sera di giovedì).


Dunque?


- infrastrutture


- invertire rapporto tra ricercatori che arrivano e quelli che vanno


- accogliere tutto il nucleo familiare con servizi e meno miopia


- una logica concorsi che non inibisca

A scrivere il pezzo l'8 luglio con le richieste, le proposte, comprese le critiche, sono i vertici di una università italiana e milanese. Non sono le denunce a margine di un concorso truccato.


Per molto tempo l'università è stato un tema di nicchia. Oppure come per ogni scandalo, un appuntamento a intermittenza.


Negli ultimi anni ho conversato con molti Rettori su alcuni di questi punti, strategici per il Paese.


Forse basterebbe svincolare, lasciare la presa, che ha ingabbiato dentro regole concorsuali, la ricerca, l'innovazione, la finestra sul futuro. Anche le università private del resto sono dentro le rigidità che lo Stato impone nelle carriere, perché si pensa che questo ci garantisca.


Si dirà ma abbiamo delle ottime università nonostante tutto. E degli eccellenti laureati malgrado tutto.


Si, ma il Paese è fermo. Vorrà dire qualcosa?


Vuol dire che i risultati rimangono individuali e non diventano complessivi. Non è il sistema nel suo insieme che usufruisce della sua comunità di ricerca. Tante individualità senza obiettivi comuni.

In questo ovviamente il modello in cui prevale la didattica sulla ricerca, funziona.


Università, è la parola di questa settimana per la rubrica del bene comune.

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