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La voce delle leggi morali

Di Benedetta Cosmi


Il bisogno di sentire la voce di una persona che amiamo.

"L'emozione" che ci dà lo scoppio di un conflitto dai tratti internazionali.

La paura di non riuscire a fare la cosa giusta.

Il coinvolgimento quando vediamo il presidente dell'Ucraina.

Il coraggio di scendere in piazza in Russia.

L'impossibilità di farlo per chi in queste ore, nella sua democrazia, combatte gli ultimi sintomi del Covid, nella variante tanto diffusa quanto blanda, da sembrare un raffreddore, ma nel latente timore di "sottovalutare".

Ecco, la sottovalutazione.

Tutto è dentro questo concetto.

Si sottovaluta un malessere. Si sottovaluta una persona. Si sottovaluta un sentimento. Si sottovaluta un conflitto. Si sottovaluta una goccia. Che poi è quella che fa traboccare il vaso.

Il bene comune fatto di prevenzione, manutenzione, dialogo, può essere eccitante? A fronte dell'imprevisto che ci fa battere più forte il cuore, che ci inchioda davanti al teleschermo, che ci fa tifare per quel gruppo in piedi da un telefono che dice che il capo di stato, il ministro, il presidente sono ancora lì.

E sembra di tornare dentro i libri di Storia, con la Russia al centro del mondo. E le scene dei carri armati di Bergamo sono tristi, ma quelli verso Kiev sono eccitanti. Va detto. Chi non si ricorda il precedente dei bambini degli anni Novanta quando si parlava della Terza guerra mondiale, dei bunker di Saddam Hussein, giravano le voci di scorte di scatolette, si accendevano più spesso i telegiornali, e in parte ci si sentiva come davanti ai grandi eventi sportivi. Le bandiere, poi. Le bandiere della Pace del decennio successivo, che coloravano i balconi. Sembrava anche un risveglio culturale e dell'impegno sociale dopo il ripiego nel privato. Le adunate sotto l'Ambasciata americana. Le mani che si intrecciavano tra sconosciuti mentre si correva nelle manifestazioni. I cartelloni "contro i mostri della guerra e della rassegnazione, scendiamo in piazza, in uno, in cento, in un milione". Erano quattro milioni solo in Italia. E gli universitari sentivano le loro università vive e per questo dovevano ringraziare quel movimento planetario. Perché sono stati tempi morti quelli successivi in cui le luci si spegnevano. Ma quando nelle università i docenti e gli studenti, gli scrittori, i registri, si incontravano di notte, facevano i cineforum nei cinema e nelle aule magna, i pomeriggi, con in rassegna i film sui conflitti, soprattutto quelli etici, verso le guerre e tra chi le combatte, si creava una comunità di studio che nessun programma curriculare ha saputo riprodurre.

Vedete immagino le contraddizioni in ogni rigo.

Questa volta si svolge in Europa e l'America non ha mete espansionistiche ma la Russia sì. Non è più sulle vie del petrolio dell'Iraq, va a tutto Gas.

Il bene comune siamo noi che abbiamo voglia di sentirci un popolo solo e di rispondere a una legge superiore a tutti gli Stati.







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