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"Lascia quello che non ti serve, prendi quello che ti serve. La solidarietà continua anche dopo la pandemia. Il "muro della gentilezza" del quartiere genovese di Sestri Ponente non ha mai smesso di aiutare chi, per qualsiasi motivo, si trovasse a prendere un abito, una coperta, o persino una scatoletta di tonno dalla ringhiera di ferro della stazione ferroviaria di via Soliman. Un vero e proprio attaccapanni all'aperto dove alcuni donano, altri, invece prendono. Una sorta di "staccapanni" dal basso, che agevola la fruizione evitando lo stigma sociale di "entrare nel circuito dell'assistenzialismo per i poveri".
"Durante il lockdown abbiamo visto un picco nel numero di persone che chiedevano aiuto, così abbiamo convinto delle realtà locali a contribuire e avevamo istituito 'la spesa in sospeso', un po' come il caffè nei bar" racconta Federica Martellotta, ideatrice del muro. "Una latteria di Pegli metteva ogni giorno uno scatolone con latte, farina, e biscotti proprio sotto alla ringhiera: chi voleva, poteva prendere. Adesso siamo tornati ad appendere principalmente vestiti, ma non manca mai chi lascia cibo in scatola, libricini e giocattoli".
"Le persone per natura si occupano le une delle altre - dice l'infermiera - si passano i vestiti dei bambini da una famiglia ad un'altra o da un fratello all'altro, il caffè sospeso al bar e c'è sempre chi dona: il muro della gentilezza non segue un principio nuovo o innovativo, è qualcosa che c'è sempre stato. E poi anche a livello ambientale, è sempre bene usare il più possibile quello che si ha e se si vuole cambiare, si può sempre donare".
Federica, infermiera all'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e volontaria da più di 15 anni, si è ispirata ai tanti muri della gentilezza presenti nelle più grandi città europee. "Perché a Genova no?" si è detta. E così, insieme alla cooperativa Lanterna di San Benedetto al Porto, ha chiesto i permessi al Municipio. E ora magliette, giacche e pantaloni si possono vedere persino dall'interno della stazione, tra gli spazi della recinzione di ferro. "Il nostro lavoro non si sostituisce a quello che fanno le associazioni o la chiesa, che è enorme, ma è bello che il quartiere aiuti come può. Ho visto donne, uomini, ragazzi e pensionati: c'è sempre chi ha bisogno o magari trova qualcosa di carino, molto spesso non importa lo stipendio o la classe sociale. Altre volte qualche clochard che aveva perso la giacca o gli era stata buttata via ha trovato una coperta in una notte fredda."
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