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Manifesto di libertà

Il papà di Linda, Oliver Brown non era uno che lasciava correre. E non poteva accettare che l’iscrizione di sua figlia a scuola fosse stata rifiutata.

Non poteva capire perché la piccola Linda dovesse prendere un autobus per andare in una scuola lontana, invece di frequentare la scuola di quartiere, dove sarebbe potuta andare a piedi. Per questo protestò.

Quello che Oliver non poteva immaginare è che con la sua protesta Linda a solo nove anni sarebbe diventata un simbolo e una paladina della lotta contro la segregazione razziale.

Già, perché il motivo per cui Linda non poteva andare alla scuola vicino casa era che quella scuola era riservata ai bianchi. Siamo nel 1951 a Topeka, una cittadina del Kansas, e a quel tempo vigeva la dottrina del “separati ma uguali”, un’ipocrisia giuridica con cui si giustificava e legittimava la segregazione razziale.

Allora Oliver Brown, insieme ad altri genitori, fece ricorso contro quella decisione ingiusta, appoggiato da un’associazione per la difesa dei diritti civili. Non fu facile e la causa, la celebre Brown vs. Board of Education, arrivò fino alla Corte Suprema statunitense che finalmente il 17 maggio 1954 dichiarò la segregazione razziale nell’ambito dell’istruzione incostituzionale, perché intrinsecamente iniqua.

Se fosse una favola finirebbe con un rassicurante: “E così la piccola Linda poté finalmente andare alla scuola vicino casa”.

Ma nella vita reale le cose sono più complicate. È vero, fu affermato il principio per cui Linda poteva frequentare la scuola elementare che preferiva. Però quando arrivò la decisione della Corte Suprema, Linda ormai era un’adolescente che frequentava il liceo.

Non solo. Linda Brown ormai era diventata un simbolo, e per questo fu attaccata e infastidita dalla stampa più becera che non accolse di buon grado la sentenza, arrivando a considerare l’arrivo degli afroamericani nelle scuole per bianchi come un pericolo di “imbastardimento della razza umana”. Non solo: negli Stati del Sud alcuni governatori fecero ostruzionismo contro la decisione della Corte Suprema.

Ma tutto questo non fece che alimentare la voglia di giustizia di Linda Brown, che continuò a studiare, si laureò e divenne insegnante.

Ma soprattutto non smise mai, per tutta la vita (è scomparsa nel 2018) di battersi contro le ingiustizie e per i diritti civili della comunità afroamericana, dimostrando, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l’istruzione è un diritto fondamentale, ma che ci sono troppe persone che hanno paura delle bambine che vanno a scuola.

In tutti i tempi, in tutti i luoghi, a tutte le latitudini.


a cura della Farfalla della Gentilezza


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