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Qual è la tua buona notizia del giorno


Il primo festival delle Buone Notizie.

Il mondo cambia, e noi siamo testimoni, interpreti, causa. Si è svolto a Bergamo e noi ovviamente ne siamo stati protagonisti insieme a una moltitudine di ragazzi, «Visionary». Altra aria fresca. Certo ne succedono di cose ogni giorno, settimana, mese, anni, che è difficilissimo da una parte stargli dietro, noi spesso gli siamo davanti nel senso che non ci colgono impreparati purtroppo perché spesso un po' ci pare si facciano attendere rispetto all'esigenza che avvertiamo sempre un po' prima.

Non è come quel buon profumo di dolce appena sfornato di cui ci viene voglia quando lo sentiamo ma non sapevamo di averne voglia. E nemmeno come la pizza che passando lungo le vie a una certa ora apre lo stomaco.

No, è più un vuoto che quando si inizia a riempire tutti insieme esplode una felicità dentro di noi perché non siamo più soli e i soli ad avvertirlo e quindi a pensare a come fare.

Questo è il "senso" del Bene comune?

Sì.

Ma quel che conta sottosta alle relazioni che intercorrono tra un festival e l'altro.

La forza è stata la "convocazione" da parte degli organizzatori delle associazioni attive.

Un salotto di contro-commento.

Insomma un format nel format.

Riconoscere che la forza è in quella rete. E mi viene sempre in mente che una volta i giornali avevano solo tre pagine.

Oggi ovviamente la dispersione è dietro l'angolo, cimentare è complicatissimo, "restare" per il Bene comune una gara impari. Si resta nell'immaginario per tante altre cose. Anche Fra Cristoforo è passato dal peccato. Voler arrivare, e restare, senza percorrere le strade sbagliate è un'impresa senza "assistenzialismo".


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