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Siamo tutti brand: il lavoro che non c’è più

In un intervento dello scorso mese dicevo:

«Non interessa far carriera, non interessa il lavoro come soddisfazione, non è il settore in cui vogliono sentirsi realizzati?

Però, se cominciano anche a privarsi di altro – non fanno famiglia, figli ecc. – dov’è l’ambito in cui credi, come generazione, di poterti realizzare? Probabilmente scopriamo che chiamano “lavoro” altre cose: farcela e dare visibilità a se stessi con la famosa rete. Allora mi servi come testimonial, hai tanti pacchetti di followers, allora fai visibilità al mio brand – di qualunque natura, dal retail a qualunque azienda. Finisce che cadiamo in questa trappola: loro sono stati estraniati dall’ufficio, dal lavoro… una sorta di grande esilio di un paio di generazioni, esiliate dal loro ufficio del futuro, a cui il cambio generazionale avrebbe dovuto dare accesso. Esiliate in questo mondo parallelo fatto di internet, di siti, di profili social. Insomma, tante piccole aziende.

Mi vengono in mente le immagini di questi influencer diventati veri e propri brand, che fanno concorrenza alla stessa marca che poco prima avevano pubblicizzato: prima fanno una foto con l’acqua, poi fanno loro stessi l’acqua. Quindi tutti noi siamo diventati, oltre che consumatori, anche azienda. Fare comunicazione di se stessi, vendere se stessi, è un processo che da una parte può essere anche positivo, in un paese come il nostro dove si dice che il piccolo è bello. Qui però forse la frammentazione è eccessiva: dal piccolo, che però aveva i suoi dipendenti, al fatto che tu devi essere il prodotto in vendita 24 ore su 24, mi sembra una frammentazione eccessiva.

Quindi dobbiamo dare sicuramente un input al sindacato: il mondo cambia, bisogna ripensare i tempi, però ricordandosi che le generazioni successive sembra chiedano cose diverse. “Mi dai un giorno in meno? Anzi, quasi quasi non ci vediamo mai, facciamo delle frequentazioni il più frivole possibile”, come se fosse una relazione sentimentale ridotta all’osso. In realtà lo stanno chiedendo perché non hanno mai avuto quell’educazione sentimentale lavorativa, non hanno mai avuto quel tipo di rapporto gomito a gomito, sia economico sia contrattuale». 


Di Benedetta Cosmi


Alcuni inviti per te e i tuoi amici:

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