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anna proserpio

Siamo tutti esseri umani

In questa storia c’è un bambino spericolato, una mamma nel panico, tanta gentilezza, e un lieto fine. Ma va letta fino alla fine.

Era sabato mattina, e il bambino e la sorella andavano in bicicletta sotto casa.

Poi, come può accadere, quella che era una mattinata come tante si trasforma in un momento di paura. Incidente, bambino per terra, mamma che fa tutte le cose sbagliate che ti dicono di non fare quando capitano queste cose.

Passa di lì una signora, che immediatamente cerca di aiutare e rassicurare. E mentre la mamma chiama il papà, cerca le chiavi della macchina per correre al pronto soccorso, evidentemente un po’ nel panico, la signora scompare e riappare poco dopo con un ragazzo e una bottiglia d’acqua, utilissima, in quel momento. Poi finalmente bambino, mamma, papà e sorella salgono in macchina, abbandonando le biciclette senza troppi pensieri, per correre al pronto soccorso, dove troveranno medici e infermieri bravissimi e così la vicenda potrà chiudersi come un brutto episodio ma per fortuna finito bene.

Il giorno dopo, però, quella mamma e quel papà vorrebbero ringraziare i due preziosi samaritani, ma come ritrovarli?

Per puro caso, proprio in quella strada, incontrano il ragazzo, che chiede notizie del bambino. Gli chiedono di salutare da parte loro anche la signora, immaginando che la conoscesse. E invece non la conosce. Ma racconta che la signora, vedendo quella situazione di panico, aveva suonato a tutti i citofoni per chiedere dell’acqua. E lui era subito sceso. Ma non sa chi sia, mai vista prima.

La storia potrebbe finire qui, con una gentilezza di una signora sconosciuta che voleva aiutare un bambino in difficoltà. Invece, dopo una settimana circa, in quella stessa strada, la signora riappare. Ed è lei a riconoscere per prima la mamma del bambino e a chiedere notizie, confermando di essere una persona premurosa e gentile. Quindi parlano un po’, la mamma racconta che è andato tutto bene, solo un brutto spavento, e la ringrazia ancora per la gentilezza, per l’acqua, e per l’umanità. La signora dice che non c’è niente da ringraziare, siamo esseri umani, e sono cose normali tra esseri umani.

Si salutano, e solo a quel punto la mamma nota che quello che sembrava un normale carrello da spesa della signora, in realtà è pieno di cianfrusaglie, tirate fuori con tutta probabilità dalla spazzatura. E la signora, che effettivamente aveva un accento straniero, ed era vestita con una gonna lunga che non va più molto di moda, è con molta probabilità una signora rom. Una di quelle che, quando le incrociamo per strada tendiamo nel migliore dei casi a fare finta di non vederle, oppure a stringerci la borsetta sotto il braccio, a tastare il cellulare nella tasca. Perché siamo pieni di pregiudizi.

E per questo vi racconto questa storia. Vera.

Perché i pregiudizi fanno male a tutti, a chi li fa e a chi li subisce.

E il vero lieto fine di questa storia è il sorriso della signora che non vuole essere ringraziata e va via dicendo, siamo tutti esseri umani, è normale così.

Siamo tutti esseri umani.


A cura della farfalla della gentilezza


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