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Linguaggio inclusivo, un modello di comunicazione gentile

Aggiornamento: 4 dic 2021


Se ne parla già da tempo, ma nonostante questo essere esaustivi è davvero difficile quando si affronta un tema come quello del linguaggio inclusivo. Ciò è dovuto, in modo particolare, a tre fattori chiave:


● ci troviamo davanti a quella che i linguisti chiamano “riflessione metalinguistica”, ovvero utilizzare la lingua per parlare della lingua stessa

● l’italiano, per sua natura, non è una lingua neutra

● la lingua è in costante evoluzione, pertanto siamo alle prese con qualcosa che cambia di giorno in giorno


Nonostante questo, è doveroso provare a dettare delle regole, a scrivere nero su bianco una definizione, a mettersi in gioco per cambiare ciò che “è sempre stato così”. Ad imporlo è la natura stessa del linguaggio inclusivo che, come vedremo, nasce proprio per cambiare vecchie e radicate abitudini, allargare la cerchia degli ascoltatori, includere.


Definizione di linguaggio inclusivo


“Le parole sono importanti” non è solo la citazione che attribuiamo a Nanni Moretti e al protagonista di uno dei suoi film - Palombella Rossa - ma è anche la premessa che giustifica un uso consapevole del linguaggio..

Proprio come insegna il film - il protagonista Michele Apicella richiama una giornalista per la scelta di alcune forme linguistiche - prima di scrivere o parlare è buona abitudine riflettere, pensare e valutare ciò che si sta per dire. Nello specifico, quello che bisognerebbe saper immaginare sono gli effetti che le nostre parole potrebbero avere su chi le ascolta, chi le legge, chi in qualche modo le riceve.

Il linguaggio inclusivo si pone questo grande obiettivo e offre la possibilità di costruire forme di comunicazione prive di stereotipi, pregiudizi e atti discriminatori nei confronti di determinate categorie di persone.

Il linguaggio, inteso come forma di comunicazione, rappresenta la facoltà che più di ogni altra distingue gli essere umani dalle altre specie. Gli atti di parola, però, possono sminuire, offendere, denigrare o escludere, anche quando non c’è intenzionalità. L’utilizzo di un linguaggio non discriminatorio è una forma di rispetto, esprime la volontà di includere, rappresenta il primo passo verso l’inizio di nuove relazioni.

In altre parole potremmo dire che il linguaggio inclusivo è una prassi da adottare al fine di realizzare forme di comunicazione - non solo scritte o orali - che sappiano rappresentare tutte le sfere del vivere sociale, evitando le distinzioni di sesso, origine, colore della pelle, disabilità, orientamento sessuale, preferenze politiche e così via.


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A cura di Comunicazione Gentile, la scuola che insegna l’empatia.

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